Clarissa Ernani è un’artista italo-brasiliana, pittrice autodidatta e appassionata esploratrice del linguaggio astratto.
Attraverso la pittura, Clarissa dà voce a un mondo interiore vibrante, trasformando emozioni, sensazioni e stati d’animo in composizioni dinamiche, intense e profondamente evocative.
Ogni sua opera nasce da un’energia spontanea e viscerale che prende forma sulla tela in modo fluido, quasi istintivo. Le sue creazioni non vogliono semplicemente essere guardate, ma vissute: Clarissa invita chi osserva a lasciarsi attraversare dal colore, a perdersi nei movimenti delle sue pennellate, ad ascoltare ciò che le sue forme astratte possono risvegliare.
L’arte per lei è un’esperienza emotiva, soggettiva, intima. Un linguaggio senza parole che unisce artista e spettatore in un dialogo profondo, personale e irripetibile.
Artàporter ha avuto il piacere di intervistare l’artista per approfondire il suo percorso e la sua visione dell’arte.
Cosa rappresenta l’arte per te?
Per me, l’arte rappresenta la vita. È un’estensione naturale del mio essere, come il respiro: non posso farne a meno. Fa parte della mia anima, è il mio modo di esprimermi, di guarire, di comunicare emozioni profonde che spesso le parole non riescono a contenere. Attraverso l’arte riesco a sentirmi libera, autentica, viva.
Come e quando ti sei avvicinata all’arte?
l mio primo contatto con l’arte è avvenuto grazie a mia mamma, una grande artista: ha realizzato ritratti a pastello, confezionato tappeti a mano e dipinto autentiche opere d’arte su porcellana. In seguito, ho approfondito il mio legame con l’arte attraverso la moda, iniziando a studiarla nel 1998, e con essa anche la storia dell’arte, che da subito mi ha affascinata insieme al corso d’arte nella università di moda.
Nel 2008 ho cominciato a dipingere quasi per caso: cercavo dei quadri per la mia casa, ma non trovavo nulla che mi rappresentasse davvero. Così ho deciso di crearli io. Non ho iniziato con qualcosa di piccolo… la mia prima opera è stata una tela di 3 metri per 1! Un gesto istintivo, ma potente, che ha aperto un canale profondo tra me e l’arte.
E stato però nel dicembre 2024 che questo legame si è rivelato in tutta la sua forza. L’arte mi ha travolta, in modo totale e trasformativo. Ho capito che non potevo più considerarla una semplice passione: era qualcosa di troppo naturale, troppo essenziale per me.
Allora ho capito che, doveva far parte della mia vita quotidiana, doveva diventare la mia professione!
Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?
La mia più grande fonte di ispirazione è la vita stessa, con tutte le sue sfumature ed emozioni. Mi lascio guidare dalle mie esperienze, dai miei sentimenti e dalle connessioni con le persone. Ogni momento, ogni incontro, ogni cambiamento lascia un’impronta dentro di me e trova poi la sua espressione sulla tela.
Mi ispirano profondamente anche le persone che incontro, i loro gesti, le loro storie, i dettagli uniciche li caratterizzano.
A volte, basta uno sguardo o un’espressione per accendere in me un’idea.
Anche le immagini che vedo ogni giorno influenzano la mia creatività: una combinazione di colori su un vestito, un accostamento insolito tra oggetti, un riflesso di luce su una superficie. Sono dettagli apparentemente casuali, ma per me diventano spunti per creare.
La natura è un’altra fonte inesauribile di ispirazione: i suoi colori, le sue forme in continuo movimento, la sua energia.
Mi affascina la sua capacità di essere potente e delicata allo stesso tempo, proprio come l’arte e come le donne.
Infine, la musica gioca un ruolo fondamentale nel mio processo creativo. Ogni pennellata è come una nota in una melodia che prende forma. Nella mia arte porto il bagaglio di un’intera vita, 41 anni di esperienze, emozioni e visioni che oggi prendono finalmente forma sulla tela.
L’arte per me è un linguaggio universale, una fusione di tutto ciò che mi attraversa e che sento il bisogno di trasformare in qualcosa di visibile e tangibile.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Nel mio percorso artistico, due figure che mi hanno profondamente influenzata sono Jackson Pollock e Yasuo Sumi. In primis per la loro spontaneità nel dipingere!
Pollock, con il suo dripping, ha rivoluzionato il modo di intendere la pittura, trasformandola in un’azione, un movimento, un’esperienza fisica ed emotiva. Il suo modo di dipingere, quasi danzando attorno alla tela, mi affascina profondamente. Anche io vivo l’arte in modo istintivo, lasciando che il gesto e il colore si esprimano liberamente, senza schemi prestabiliti. E danzando attorno alle mie creazioni!
Dall’altra parte, Yasuo Sumi, esponente del movimento Gutai, mi ispira con il suo approccio sperimentale e l’uso non convenzionale degli strumenti pittorici.
La sua capacità di creare energia attraverso il colore e la materia si avvicina molto alla mia visione dell’arte: un’espressione che va oltre la tecnica e diventa pura emozione.
A livello culturale, sono sempre stata attratta dalle forme d’arte che rompono le regole, che sperimentano e cercano un linguaggio nuovo. Il mio lavoro è influenzato da questa ricerca di libertà, di spontaneità e di connessione tra corpo, mente e tela. Perciò ogni opera mia è unica e non è riproducibile né anche da me stessa.
L’arte per me è un continuo viaggio, e ogni artista che ha osato spingersi oltre i confini mi ha lasciato qualcosa che oggi si riflette nelle mie opere.
Quali emozioni speri di suscitare negli osservatori delle tue opere?
Quando creo un’opera su misura, la prima cosa che chiedo è: che emozione vorresti provare guardandola? Per me, il sentimento è essenziale, è il cuore della mia arte. I mio obiettivo non è solo realizzare un dipinto, ma far sentire qualcosa a chi lo osserva.
È proprio per questo che ho scelto l’arte astratta e non quella figurativa.
Sarebbe possibile per me dipingere un soggetto riconoscibile, ma l’arte astratta ha un potere unico: spegne il cervello, la ragione, e arriva dritta ai sentimenti più profondi. Non dà risposte, ma lascia spazio all’anima di chi la guarda.
I sentimenti che più spesso traduco in colore e movimento sono pace, energia e dinamismo. Amo creare opere che trasmettano un senso di equilibrio e serenità, ma anche forza e vitalità. Voglio che chi guarda i miei dipinti si senta attraversato da un’emozione, come se l’opera parlasse direttamentealla sua interiorità.
L’arte, per me, è questo: un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra l’istinto e la percezione, tra il colore e l’anima.
C’è un messaggio particolare che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Sì, ogni mia opera nasce dal bisogno di esprimere qualcosa che a parole non riuscirei a spiegare. Il messaggio che cerco di trasmettere è legato alla libertà di essere sé stessi, alla pace interiore e alla trasformazione personale. Mi piace pensare che i miei dipinti siano come dei portali: ognuno può attraversarle e trovare qualcosa di sé dall’altra parte. È un invito ad ascoltarsi, a sentirsi, a liberarsidai giudizi e riconnettersi con la propria verità. E soprattutto, desidero emozionare. Se chi guarda una mia opera sente qualcosa, si emoziona, allora ho davvero raggiunto il mio scopo!
Qual è il ruolo dell’imperfezione nella tua arte?
L’imperfezione è essenziale nella mia arte, cosi come lo è nella vita. È parte del nostro essere umani, ed è proprio attraverso di essa che possiamo davvero connetterci gli uni con gli altri. Cerco di non nascondere ciò che è fuori dagli schemi, anzi, lo accolgo e lo esalto. Le imperfezioni raccontano storie, emozioni vere, fragilità e forza insieme. Senza di esse, un’opera risulterebbe vuota, priva di anima. E nell’irregolarità che spesso si nasconde la bellezza più autentica. Per me, l’importante è trovare l’armonia, tra il caos, i colori, l’ imperfezione e il movimento delle pennellate!